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Umani Ronchi: Verdicchio dei Castelli di Jesi Vigne Vecchie e Pelago

Due eccellenze dell’enologia italiana che testimoniano l’enorme potenzialità dei vini delle Marche

Durante la Milano Wine Week 2020, Umani Ronchi, una delle cantine storiche più apprezzate delle Marche, ha presentato al pubblico di San Francisco – collegato in diretta – uno dei suoi prodotti più rappresentativi: il Verdicchio Castelli di Jesi Classico Superiore D.O.C. Vecchie vigne, già premiato nel 2012 come miglior bianco dell’anno dalle Guide del Gambero Rosso.

L’occasione è stata offerta dalla Master Class tenutasi a Palazzo Bovara a Milano il 3-10-2020 organizzata dall‘Istituto Grandi Marchi, un’associazione che riunisce 19 delle maggiori aziende vinicole italiane – tra cui Umani Ronchi- accomunate dal medesimo obiettivo: promuovere i vini italiani nel mondo e far conoscere le infinite sensazioni che possono regalare le diverse varietà di vitigni autoctoni di cui l’Italia è ricca.

In degustazione è stato proposto il Verdicchio Castelli di Jesi Classico Superiore D.O.C. Vecchie vigne dell’annata 2018, un vino notevole che può essere tranquillamente considerato tra le migliori espressioni dell’enologia italiana.

Realizzato con uve 100% Verdicchio provenienti dai filari impiantati nei primi anni ’70 – da cui il nome Vecchie Vigne – nel fondo di Montecarotto, questo vino bianco è frutto di una viticoltura biologica molto attenta al territorio che mira a valorizzare al massimo i vitigni autoctoni e le loro componenti varietali.

La vicinanza al mare e ai monti, l’altitudine a circa 300 metri di altezza, l’esposizione ad est/sud-est, oltre al suolo profondo e argilloso, favoriscono un buon sviluppo della vite e si traducono in eleganza, struttura e varietà di profumi. Ad accrescerne ulteriormente l’unicità contribuisce anche la scelta del processo produttivo impiegato (simile a quello in uso per lo Chablis) che prevede un lungo affinamento in cemento e in bottiglia con autolisi dei lieviti. In particolare, dopo una pressatura soffice, il mosto fiore viene repentinamente raffreddato per poi essere decantato in maniera statica. La fermentazione viene fatta in cemento ad una temperatura controllata che varia da 16 e 18 gradi per un periodo di circa 10-15 giorni. Per i successivi 10 mesi il vino rimane in contatto con i lieviti. Per preservare la freschezza e l’acidità tipiche del vitigno e garantirne la massima espressività si è deciso di non utilizzare la malolattica.

Il risultato è un vino con un luminoso color giallo paglierino, sapido, fresco, dotato di una spiccata acidità e di una buona ricchezza e intensità aromatica. Al naso regala piacevoli sensazioni di frutta matura, erbe e spezie. Il finale è sapido, fruttato, pieno e appagante. Fine, elegante e di buona struttura, è dotato di un certo carattere e si abbina tranquillamente col pesce, ma anche con carni bianche, pasta e con pietanze più elaborate e corpose, come l’arrosto.

Il vintage 2018 elimina definitivamente qualsiasi pregiudizio nei confronti del Verdicchio, troppo spesso percepito ancora da molti – a torto – come un prodotto di bassa qualità, come confermano i grandi progressi fatti negli ultimi anni nelle Marche e dalle Cantine Umani Ronchi in particolare, frutto sia dell’ottimo lavoro svolto in vigna e in cantina che del percorso di innovazione, modernizzazione e rinnovamento intrapreso.

Accanto al Verdicchio, l’azienda produce altre etichette (in tutto 22 tipologie diverse tra vini rossi, bianchi e rosè abruzzesi e marchigiani), aventi come base sia vitigni autoctoni che internazionali.

Un ulteriore testimonianza del livello di eccellenza raggiunto  dall’azienda è il Pelago, Marche Rosso IGT, composto da Montepulciano 50%, Cabernet Sauvignon 40% e Merlot 10%, che sosta in legno piccolo per 14 mesi con affinamento di un anno in bottiglia.

Proposto in degustazione in occasione dell’evento organizzato dal Comitato Grandi Cru in occasione della Vendemmia di Via Montenapoleone, questo vino nasce da una felice intuizione del gruppo di tecnici Umani Ronchi, che decise di abbinare al Montepulciano del Cabernet Sauvignon.

Il Pelago è un vino che conserva lo stile e la personalità delle uve autoctone, insieme alla complessità e al profilo aromatico delle uve bordolesi. Il suo nome deriva dal greco antico pelagos, mare, che suggerisce il carattere marino e le peculiarità organolettiche tipiche dei vini prodotti in prossimità delle coste.

Il vigneto da cui nasce il Pelago si trova nel fondo del comune di Osimo, su una collina a circa 100‐150 metri sul livello del mare con esposizione a sud-est e le vigne crescono su un terreno argilloso, limoso e calcareo. La fermentazione viene svolta in acciaio a cappello sommerso per 14-15 giorni su lieviti indigeni. E’ sottoposto a malolattica e viene affinato in barrique di rovere da 225 lt per un periodo di 14 mesi. Dopo l’imbottigliamento il Pelago affina ulteriormente in ambiente termocontrollato per circa 12 mesi.

Di colore rosso rubino impenetrabile, al naso esprime profumi intensi, puliti e raffinati: fragranze speziate di caffè, pepe nero, liquirizia e tabacco con note erbacee e di fieno. In bocca è un’esplosione di frutti di bosco, vaniglia e aromi minerali. La trama tannica importante ed evoluta viene bilanciata dalla morbidezza data dal legno, per un finale persistente di frutta rossa matura.

Premiato in occasione dell’International Wine Challenge di Londra, nel 1997, il Pelago è stato inserito anche tra i 100 vini top del ’98 dalla rivista Wine Enthusiast, entrando così nella lista dei vini italiani più ricercati nel mondo.

Entrambi i vini esprimono chiaramente le grandi potenzialità delle Marche e della zona dei Castelli di Jesi e del Conero, oltre che naturalmente lo straordinario valore di quest’azienda, che punta su qualità ed eccellenza interpretando in modo esemplare il territorio e dando lustro ai grandi vini delle Marche e dell’Abruzzo.