Villa Matilde Avallone: vini espressione del territorio e nuove prospettive
Dal calice di Giulio Cesare ai giorni nostri: gli eccellenti bianchi campani a confronto tra diverse annate e terroir
Grande storia, grande tradizione e grandi vini: sicuramente la Campania è una Regione da sempre molto vocata per la viticultura. Lo sapevano bene gli antichi romani, che producevano in queste terre vulcaniche, argillose e lambite dal mare il nettare di bacco che veniva servito sulle tavole degli imperatori. Vini che abbiamo la possibilità di degustare ed apprezzare anche ai giorni nostri, grazie agli studi e all’impegno della famiglia Avallone, che gestisce uno dei gioielli più rappresentativi della viticultura campana.
Nella splendida cornice di via Ceresio 7, con vista spettacolare sullo skyline milanese, Villa Matilde Avallone ha proposto una degustazione di alcune delle sue etichette più rappresentative, abbinate ai piatti preparati dallo chef del ristorante Ceresio 7.
L’azienda, che possiamo anche definire come una boutique del vino, è caratterizzata da una forte impronta territoriale ed è rinomata per l’altissima qualità dei suoi prodotti. Da oltre mezzo secolo, Villa Matilde Avallone produce vini prevalentemente ottenuti da vitigni autoctoni, coltivati nei territori più vocati della Regione Campania, dall’alto casertano all’Irpinia.
Fin dalla fondazione, la mission della maison consiste nel produrre vini che siano innanzitutto espressione del territorio, delle sue peculiarità e differenze, da perseguire recuperando anche antichi vitigni. Non è un caso che, grazie all’impegno di Francesco Paolo Avallone abbiamo la possibilità di degustare oggi vini un tempo serviti sulle tavole degli imperatori, come il Falerno del Massico, scomparso nel ‘800, poi recuperato e oggi diventato una Doc.
Il legame con la cultura e il territorio rappresenta una parte integrante del DNA dell’azienda, così come l’attenzione all’ambiente e l’approccio sostenibile, portato avanti anche attraverso il progetto Emissioni Zero avviato nel 2009 (un’iniziativa a tutto tondo che agisce su più fronti, spaziando dal recupero delle acque, all’utilizzo di energie alternative, come fotovoltaico e biomassa, alla piantumazione di nuovi alberi nei vigneti, solo per citare alcuni esempi). L’impostazione green, oltre che nei vini, si ritrova anche nelle decisioni di vigna e cantina, come dimostra l’utilizzo dell’anfora finalizzata a far respirare il vino in modo naturale senza intervenire sul gusto.
A guidare la famiglia Avallone verso nuove sfide sono i fratelli Salvatore, che segue gli aspetti commerciali, e Maria Ida, enologa. Ad affiancarli, le nuove generazioni rappresentate da Cristina, Francesco e Paolo, già entrati a far parte dell’organico, che condividono la stessa passione e filosofia della famiglia. A garantire la continuità sono valori come rispetto dell’ambiente, senso di appartenenza e desiderio di mettersi in gioco, puntando su ricerca, innovazione tecnologica e tanta voglia di fare.
Attualmente, la gamma di prodotti di questa storica realtà comprende in tutto 19 etichette, tra bianchi e rossi, sia fermi che bollicine, e dolci. I vini sono ottenuti da uve che provengono da diversi appezzamenti di terreno, tutti rigorosamente campani. I possedimenti storici dell’azienda, San Castrese e Parco Nuovo, sono collocati alle pendici del vulcano di Roccafina, dove si coltiva il Falerno del Massico. Nel 2004 è stata inaugurata la Tenuta di Pietrafusa, situata in provincia di Avellino nel distretto delle Docg irpine e costituita da 25 ettari di terreni. Qui si producono Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi.
Quello che colpisce di questa realtà produttiva è il costante dinamismo affiancato dal coraggio di osare per perlustrare nuovi orizzonti, seppur rimanendo sempre radicati alle proprie radici senza perdere di vista il passato, da cui si può sempre imparare. È in questo contesto che si colloca sia il lavoro fatto in Irpinia sul Fiano che le sperimentazioni in corso su Greco di Tufo e Taurasi ed il nuovo progetto appena avviato a Procida, un’isola molto cara ai titolari (di cui però si sa ancora volutamente molto poco).
Il percorso di degustazione: verticale dei vini bianchi campani
Il percorso di degustazione proposto è un viaggio nel bicchiere, alla scoperta della Campania e dei suoi vini bianchi più rappresentativi, dal Fiano al Falerno del Massico, espressione di diversi terroir. I vini sono stati selezionati per mettere in luce il grande lavoro di ricerca e di sperimentazione fatto sui terreni e sui vitigni. Un’occasione per toccare con mano differenze, peculiarità e prospettive di un intero territorio.
Ad aprire le danze Baia Spumante Brut Metodo Martinotti realizzato con uve di falanghina, uno spumante fresco e piacevole sia nel gusto che nei profumi dal perlage fine e persistente. Profumi delicati aprono a fragranti note aromatiche e intriganti sentori floreali e fruttati. Al palato è fresco e aggraziato.
Fiano di Avellino Docg – Tenute di Montelapio – Annata 2022
Questo Fiano, prodotto in Irpinia, è un vino giovane, immediato e piacevole, eccellente sia come aperitivo che in abbinamento a piatti a base di pesce. È prodotto nella Tenuta di Pietrafusa, caratterizzata da un suolo tufaceo ricco di argilla, e ottenuto da vitigni che crescono a 500/600 metri di altitudine. Sottoposto a criomacerazione, pressatura soffice e decantazione a freddo, è vinificato in acciaio per conservare tutta l’aromaticità tipica del vitigno. Nel calice si presenta di un colore giallo paglierino luminoso e vivace. Al naso inebria con i suoi profumi intensi e ben integrati, tra i quali si colgono suadenti note floreali, sentori agrumati e di frutta a polpa bianca che si alternano a tocchi appena accennati di nocciola, erbe mediterranee ed echi iodati. All’assaggio, la gradevole freschezza si accompagna ad una decisa sapidità, tipica del territorio. Un vino che ha tutte le carte in regola per conquistare anche i più giovani.
Fiano – Falerno del Massico – Annata 2022
Questo Fiano viene ottenuto dalle uve del territorio alle pendici del Vulcano e presenta un manto cromatico giallo paglierino. Al naso esibisce un profumo profondo, fine ed elegante, incentrato su sentori di frutta matura, fra cui ananas, banana, pesca gialla e pera, su cui s’innescano delicate note di salvia e vaniglia. Il sapore, equilibrato, vellutato, ricco e persistente, ha spiccata finezza e personalità.
Greco di Tufo Riserva Docg – Contrada 127 -Tenuta di Pietrafusa – Annata 2019
Questo vino bianco viene prodotto dalle uve di Altavilla in Irpinia che crescono su suoli tufacei con argille marnose e zolfo. Giallo paglierino intenso, deciso, con riverberi dorati. Il terroir si riflette nei profumi, più sofisticati, pur mantenendo la consueta eleganza. Incipit fruttato incentrato su pesca gialla, mela e pera con tocchi agrumati, che evolvono in sensazioni di humus e vegetali. Sorso ben bilanciato tra freschezza e sapidità. Sfuma lentamente con ritorni fruttati.
Falerno del Massico – Vigna Carracci – Bianco DOP – Annata 2017
Il Falerno del Massico Bianco – Vigna Carracci Dop rappresenta da sempre uno dei fiori all’occhiello dell’azienda. Falanghina in purezza, è frutto di una piccola produzione. Le uve, raccolte durante la notte, provengono da vecchie vigne, che prosperano su terreni di natura vulcanica affacciati sul mare e protetti dai monti. Vigna Carracci matura in acciaio e in anfore di terracotta a cui si aggiunge un parziale affinamento in barrique. La veste cromatica si presenta giallo intenso. Al naso seduce con i suoi profumi ampi ed eleganti che mescolano toni floreali e fruttati. Intriganti tocchi di idrocarburo fanno capolino in sottofondo e invitano a ritornare all’assaggio. Al palato rivela grande armonia, struttura e spiccata acidità. Un vino dal carattere deciso, ma al tempo stesso suadente.
Fiano di Avellino – Annata 2010
Sofisticato, armonico ed elegante, questo Fiano è un vino per intenditori, adatto a palati raffinati costantemente alla ricerca di esperienze fuori dal comune. Con questa etichetta dal carattere sperimentale e didattico, Villa Matilde Avallone centra il suo obiettivo: dimostrare la longevità e il grande potenziale evolutivo di questo grande vitigno campano. Nella versione 2010 il manto cromatico diventa più intenso e lucente rispetto all’annata 2022, con sfumature che virano verso l’oro, mentre lo spettro olfattivo, sempre fine ed elegante, è inebriante, intenso e complesso. Note di frutta tropicale, tra cui banana e ananas, solleticano l’olfatto e si fondono con ricordi di macchia mediterranea e tocchi iodati. Un’eccellente interpretazione del Fiano. Un vino che seduce e sorprende per la varietà di sensazioni che riesce a regalare. Epilogo persistente e di grande personalità.