Conte Vistarino, l’essenza del Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese
La cantina Vistarino rappresenta una tappa obbligata per capire cosa rappresenta oggi il Pinot Nero per il territorio dell’Oltrepò Pavese
La valle Scuropasso è tra i luoghi più suggestivi dell’Oltrepò Pavese, un posto incantevole attraversato dall’omonimo torrente tra dolci colline, filari di vigne e storici casali: partendo da Broni e passando da Cigognola si arriva a Rocca de Giorgi, un piccolo comune in uno splendido anfiteatro naturale dove sorge la Tenuta Giorgi Vistarino, che vanta lontane radici che risalgono alla metà del ‘400.
Non molti sanno che il Conte Augusto Carlo Giorgi di Vistarino già nell’800 ha avviato la coltivazione del Pinot Nero ed è stato anche il primo in Italia a vinificarlo secondo il metodo classico. Oggi, con una superficie di 3.500-4.000 ettari vitati quest’area è la terza zona al mondo, dopo Borgogna e Champagne, per questo vitigno poliedrico e difficile ma molto elegante.
A fare da padrona di casa la bravissima Mirella, giornalista estremamente professionale e competente.
La storia
In Francia la presenza del pinot nero è attestata da documenti risalenti già al ‘300, mentre in Italia è arrivato nel 1832. Ai tempi c’era in atto uno studio circoscritto al regno di Sardegna, che comprendeva tra gli altri Lombardia e Piemonte, per capire dove poteva attecchire meglio il pinot nero, difficile da lavorare perché molto compatto ma allo stesso tempo delicato. Alla fine, la zona più vocata è risultata essere proprio quella dell’Oltrepò Pavese, per la vicinanza con l’appennino ligure le cui correnti favoriscono il mantenimento in salute del grappolo (in particolare perché le correnti asciugano il grappolo dopo le piogge).
Era, quindi, la metà dell’Ottocento quando il Conte Augusto Giorgi di Vistarino inizia ad impiantare nell’Oltrepò Pavese le prime barbatelle di Pinot Nero, comprendendo che le terre che circondano il paese di Rocca de’ Giorgi, dove la sua famiglia abita, sono particolarmente vocate alla coltivazione di queste uve. Da quei primi ettari, nel 1865 nasce il primo spumante metodo classico da Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese e da allora questo vitigno diventa sempre più importante nella tenuta: non è, infatti, un caso se è quello più coltivato con 65 ettari. Grazie ai Conti Vistarino, Rocca de’ Giorgi diventa la dimora del Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese, tanto da rappresentare il luogo ideale per la contrattazione delle uve di questa tipologia.
Oggi al timone di quest’azienda storica troviamo Ottavia Giorgi di Vistarino, i cui punti di forza sono sicuramente la lungimiranza, la notevole capacità imprenditoriale ed il grande amore per il territorio: a lei si deve l’intuizione di vinificare separatamente le uve provenienti da zone diverse della tenuta, dando, così, inizio alla produzione dei primi Cru di Pinot Nero in Oltrepò Pavese.
La tenuta
La tenuta, che si estende per 826 ettari di cui circa 120 a vigneto (65 pinot nero e 55 altri vitigni tipici Oltrepò), racchiude una straordinaria biodiversità, con ampie zone boschive inframmezzate da vigneti, prati, seminativi e piante da legna e ricche aree faunistiche. Il cuore è Villa Fornace, dove risiede la famiglia, costruita nel ‘700 sulle fondamenta di un’antica fornace dalla quale ha preso il nome, che rappresenta un esempio architettonico unico sul territorio per la ricchezza dei suoi interni e lo splendido parco all’inglese che la circonda, disegnato da Achille Majnoni architetto del Re d’Italia Umberto I.
Degli 826 ettari solo 120 sono coltivati a vite – per cui ne restano ancora tanti incolti – e ciò ha favorito l’insediamento di una riserva di caccia ancora attiva che rappresenta una voce importante nel bilancio della tenuta ed in passato ha portato qui teste coronate da tutta Europa, come il principe Filippo d’Inghilterra nel ’62 ed i reali di Belgio, Spagna e Svezia.
Fino ai primi anni ’60, quando valevano ancora i contratti di mezzadria, questa era un’importante azienda agricola con un nutrito allevamento di vacche da latte, dove si coltivavano cereali, foraggio e circolavano mezzi agricoli con tanto di officina interna composta da ben 4 meccanici.
Sulle colline della tenuta ci sono ancora oggi 30 cascine sparse abitate un tempo dai mezzadri, di cui si conservano ancora 50 anni di registri compilati annualmente dal contabile della tenuta contenenti i loro nomi. Col restauro conservativo, avvenuto dal 2016 al 2018, di tutta la tenuta e dei manufatti, le 30 cascine sono state ristrutturate e affittate ad uso privato (soprattutto ad artisti) – altra voce importante nel bilancio dell’azienda – ma non vendute. Questa ristrutturazione, sia per motivi di continuità storica che di attenzione verso l’ambiente, non è passata inosservata a livello di Comunità Europea, che ha contribuito con fondi pur trattandosi di un’azienda privata.
Le dimensioni aziendali, la particolare conformazione dei terreni e il microclima unico hanno consentito nel corso degli anni di effettuare un’accurata zonazione, individuando per ogni appezzamento il vitigno più idoneo. I vigneti, ben dislocati, hanno intorno il bosco che protegge le viti di altri vigneti limitrofi in caso di attacco parassita, impedendo appunto di infettarli. Oltre al Pinot Nero, gli altri vitigni lavorati sono Riesling renano (che sta per diventare il secondo vitigno in Oltrepò grazie ad un habitat pedoclimatico favorevole), Pinot Grigio, Moscato, Croatina e Barbera: tutti iscritti all’albo della Doc dell’Oltrepò Pavese, in linea col desiderio di puntare ad un elevato livello qualitativo attraverso vini autentici ed eleganti che rappresentano l’espressione del territorio da cui hanno origine.
La cantina, il museo in fase di allestimento, che contiene oggetti storici comprese opere di artisti che sono stati ospitati qui, uno spazio in via di ultimazione per accogliere eventi anche internazionali dedicati interamente al pinot nero e l’enoteca rappresentano di fatto la tradizione e la contemporaneità della storia vitivinicola di Rocca de’ Giorgi.
La cantina
Completamente rinnovata nel 2017, la nuova e moderna cantina sorge accanto a Villa Fornace ed è dotata di attrezzature all’avanguardia e macchinari di alto profilo
tecnologico, con una struttura, che si sviluppa su quattro livelli per 3.300 mq, che permette di produrre per gravità vini di alta qualità. Questa cantina contemporanea, tecnologica ed elegante, progettata per ottimizzare i risultati della ricerca in vigna, tradurre al meglio i micro-territori e lavorare con maggiore precisione e flessibilità, onora l’eredità del Conte Augusto, il cui spirito pioneristico ha trasformato per sempre il paesaggio dell’Oltrepò Pavese gettando le basi per una nuova storia enologica italiana.
In questi locali si tratta esclusivamente il Pinot Nero per la vinificazione in rosso e in bianco per le basi spumanti. Nello specifico, si producono i ” Cru” Pernice, Bertone, Tavernetto e il Pinot Nero Costa del Nero, oltre al metodo classico 1865 e il Saigneé della Rocca. I cru fermentano in tini di legno mentre il resto della produzione in botti di acciaio recenti del 2018 (la scelta dell’acciaio è motivata dalla semplicità di pulizia).
Ma ciò che più ci ha colpiti è un macchinario, usato normalmente per i frutti di bosco, in grado di selezionare alla velocità del suono la caratura degli acini di uva rossa (fissata dall’enologo), lasciando passare solo la dimensione richiesta che influenza il grado di maturazione, il colore e lo spessore della buccia. Gli acini selezionati rappresentano circa il 40 % del totale, vengono separati a parte e salgono nella pressa, mentre gli altri vengono destinati ad altri vini. In genere c’è anche una macchina più piccola per gli acini dedicati ai cru, dove operano anche 4 persone oltre alla macchina che selezionano le dimensioni, un tipico esempio di perfetto connubio della tecnologia con l’uomo.
La produzione dell’azienda si aggira intorno alle 250.000 bottiglie all’anno – ma potrebbero arrivare fino ad 1 milione – vista la scelta di puntare su vini di eccellenza e come da tradizione dell’Oltrepò i 3/4 delle uve vengono vendute. Come ci racconta Mirella, al contadino conviene di più vendere le uve di pinot nero piuttosto che rischiare a produrre vino, inoltre fare sistema nell’Oltrepò con ben 2.800 produttori è complicato rispetto ad esempio ai circa 70 di Franciacorta, ma oggi le cose stanno finalmente cambiando grazie alle nuove generazioni di agronomi – figli di contadini che hanno studiato – che hanno compreso l’importanza di fare rete nel mondo del vino.
Con i suoi 3.500-4.000 ettari di pinot nero che l’Oltrepò vinifica solo in parte (vendendo ad esempio a Franciacorta e all’Alta Langa), grazie alle nuove leve si spera ci sarà un’inversione di tendenza e quest’area smetterà finalmente di essere considerata il fanalino di coda di questo elegante vitigno.
Tra le esperienze da non perdere: “Aperi-bike” con visita della cantina e aperitivo in sella ad una e-bike per scoprire le bellezze naturali della tenuta; “I vini dell’oltrepò” con degustazione di 4 vini; “I colori del pinot nero” con visita della cantina e degustazione di 5 vini.
Per informazioni
Conte Vistarino Società Agricola
Società Semplice
Fraz. Villa Fornace 8 – 27040 Rocca De’ Giorgi, Pavia